In ospedale, stupida caviglia >.> (XD)

Ascoltò la risposta, lì per lì perplesso.
Poi capì di chi parlavano: Ah, Kigai-senpai., disse, come se avesse collegato solo ora il nome al cognome e quindi alla persona.
Stette a sentire il resto, senza dire nulla, più che altro osservando la schiena del terzino... ma da quando era così...?
...ma cosa sei, un gigante?, se ne uscì stupito, per una volta senza nascondere la sensazione né col tono, né con l'espressione apatica.
Sentì poi il commentò dell'altro, che lo aiutò a scendere.
Non se ne era mai accorto, ma in confronto a lui il fisico di Fuuma era quello di un uomo e il proprio quello di un ragazzino.
La cosa aveva dell'inquietante, in un certo senso.

-Penso sia stato il baseball a farmi crescere così...- Fece guardandosi. -E aver mangiato tante fibre da piccolino!- Rise nuovamente, prima che entrassero al pronto soccorso... Lasciò che Kamui si sedesse, mentre dava un'occhiata a quella lunghissima fila in sala d'attesa.
Parlò qualche minuto all'accettazione, dopo diche tornò da Kamui.
-Ci sarà da aspettare per almeno 45 minuti...- Disse infine.

Ascoltò la risposta in spiegazione al fisico, senza replicare.
Lo seguì, sedendosi ed osservandolo andare all'accettazione. Sospirò, adocchiando la fila.
Che pessima sensazione, quella del corridoio dell'ospedale, dell'attesa.
Osservò con espressione quasi schifata le pareti bianche, lasciandosi sfuggire uno "Tsk", e nient'altro.
Fu riportato alla realtà dalla voce di Fuuma e come risultato lo osservò per un attimo spaesato: Eh?, gli uscì, il tempo di connettere il cervello.
Incrociò le braccia al petto: Capito., commentò, facendogli cenno di sedersi al posto libero alla propria sinistra.

-Bhe... Come ammaziamo il tempo?- Chiese, allora Fuuma, stravaccandosi a braccia conserte. -Sinceramente non so cosa chiederti.- Ammise con una schiettezza disarmante. -Pertanto,- Esordì alzando gli occhi al soffitto. -Vuoi cominciare tu... Non so.- Fece ancora. -Parliamo del più e del meno...

Ascoltò Monou, e non è che in realtà lui avesse molta più fantasia su come cominciare il discorso.
D'altra parte, anche domande sul tempo solo per parlare del più e del meno erano traumatiche. E inutili.
Quando sei nato?, buttò lì, per la serie: la prima cosa che viene in mente.
E diciamocelo, Kamui non sembrava avere una gran fantasia.

Fuuma lo osservò un attimo. -11 Novembre.- Fece flebilmente. -Una bella sfiga a ben pensarci...- Commentò con semplicità.
-Nascere nei mesi invernali non è proprio una bella fortuna.- Proseguì. -quando sono nato ero microscopico, sottosviluppato e debole...- Sospirò. -Seishiro mi ha anche confessato e ripetuto tante volte che sia lui che papà... E anche la mamma,- e dopo quelle parole, socchiuse appena le palpebre. -credevano che forse non ce l'avrei fatta.- Sorrise appena.
-Ma per tua sfortuna ora sono qui, vivo e in perfetta salute!- Ridacchiò appena. -Sarà per i litri e litri di olio di fegato di merluzzo che mi hanno dato da piccolo, BLEH!- Si voltò per incontrare finalmente gli occhi di Kamui.
-Il tuo compleanno?- Domandò infine.

Stette in silenzio a sentire l'epopea di Fuuma bambino, un sorriso lievissimo che si preoccupò di far sparire quando lui si voltò in sua direzione.
Ne sentì la domanda, che si aspettava.
23 Dicembre. Io e Subaru siamo stati un regalo natalizio anticipato., confessò, il che lasciava quasi intendere che la sfiga di cui aveva parlato Fuuma per il fatto di nascere nei mesi invernali, riguardava anche lui.
Però a me piace l'idea di essere nato in inverno, visto che nevicava. E poi, ce lo vedi uno come me che nasce d'estate, o in primavera?, ipotizzò, e chiaramente si riferiva al proprio carattere.
E sì, facciamo finta di non aver colto che Kamui ha un debole per la neve, proprio come un bambino.
Se serviva a farti stare bene, meglio che te lo abbiano dato., commentò semplicemente, lo sguardo altrove, riferendosi a quella robaccia nominata dal terzino.

-Forse...- Fece semplicemente Fuuma. -In effetti, nascere in inverno è bello.- E il suo sguardo parve sciogliersi in un mare di ricordi, mentre gli occhi si socchiudevano e lui respirava calmo.
-Mentre fuori fa freddo, nevica, tu sei lì... Tra le braccia dei tuoi genitori, al caldo...- Sospirò appena. -Ripensarci, mi fa quasi sentire bene.- Proseguì, perdendosi nei propri pensieri, quasi dimenticandosi della presenza di Kamui.

Lo osservò, ascoltandone le parole, quasi stesse cercando anche lui di ricordarlo.
In realtà, al contrario, cercava proprio di non farsi assalire dai ricordi. Dalla morte di sua madre, quasi non aveva permesso nemmeno a Subaru di abbracciarlo, quindi non era proprio una sensazione che ricordava.
Non gli sembrava comunque il caso di avere scatti rabbiosi con Monou.
Buon per te se ricordarlo ti lascia... una bella sensazione., cercò di replicare il più gentilmente possibile, lo sguardo di fronte a sé, un po' perso in realtà.

-Scusa...- Disse semplicemente Fuuma. E stavolta, non alzò lo sguardo per osservarlo, come aveva fatto le altre volte in cui si era scusato. Poggiò i gomiti sulle ginocchi, il dorso delle mani sotto il mento e stette a guardare fisso davanti a se.
-Parlo sempre a sproposito...- Proseguì, serrando gli occhi, seriamente mortificato per la piaga che molto probabilmente aveva aperto nel cuore di Kamui. Non che avesse avuto cattive intenzioni... Aveva semplicemente detto la verità. Perchè era anche l'unica cosa, che gli lasciava un ricordo bello e tangibile di quel periodo in cui la mamma e il papà erano uniti... In cui la mamma c'era ancora.
Questo, forse, non era lo stesso per Kamui. Non c'aveva neanche pensato. Si portò un attimo una mano al viso, coprendolo, rimanendo in quella posizione china. Fuuma non era un tipo da lacrime, quindi non avrebbe pianto... Rimase semplicemente lì, rimuginando sul fatto che fosse davvero un incapace.

Se fosse stato una persona che mostrava tutto dall'espressione, in quel momento Kamui avrebbe avuto una faccia tra il sorpreso e l'inquietato.
Invece, si limitò a fissarlo, in silenzio, seguendone le poche parole e i movimenti.
Si sistemò meglio sulla sedia, allungando poi una mano fino a raggiungere la testa dell'altro. Indugiò con la mano a mezz'aria per qualche secondo, incerto.
Non era tipo da consolare o tranquillizzare, lui. Però, per una volta, poteva anche fare un'eccezione, come faceva sempre se si trattava di suo fratello.
Poggiò quindi la mano fra i capelli dell'altro, piano, quasi con gentilezza.
E perché dovresti scusarti? Non hai ucciso nessuno, e nemmeno hai detto niente di male., replicò semplicemente, sincero.

-Però sono un incapace...- Sospirò Fuuma con un lieve sorriso amaro dipinto sulle labbra, mentre si crogiolava nel calore scaturito dalla mano di Kamui sopra la sua testa.
Tutto si sarebbe aspettato da Kamui Shiro, tranne quello... Ma ciò non gli dispiacque affatto. Non cambiò posizione e seguitò a coprirsi il volto. -Allora...- Se non si doveva scusare. -Grazie.- E lasciò intendere che fosse riferito a quel gesto, all'apparenza così semplice, ma che Fuuma giurò fosse stato qualcosa di davvero difficile e anormale per il bel Shiro.

Sbuffò appena, quasi imbronciandosi.
Se tu fossi un incapace io non starei parlando con te, chiariamoci., buttò lì, apparentemente burbero come al solito.
In realtà, era un personale modo di dire che era in gamba. Forse.
Sentì il ringraziamento e scompigliò appena i capelli con appena più forza, come se Fuuma fosse un moccioso.
Prego., disse solo, non sapendo nemmeno lui cosa rispondere.
Caso volle che fu il dottore che lo aiutò ad uscirne.
<shiro?>, chiamò, osservandolo.
Kamui si irrigidì appena, alzando leggermente il braccio per confermare.
Lasciò che il dottore gli facesse segno di entrare facendolo lui per primo per voltarsi verso Fuuma.
E' giusto tu sappia... che io non amo i dottori. Quindi starai dentro con me., buttò lì e sembrava un ordine.
Solo allora aggiunse: Se non... ti scoccia., disse, quasi a correggere il tono usato prima.

-Non mi scoccia.- Fece Fuuma, scoprendosi il viso e voltandosi finalmente verso di lui. Gocce salate ormai quasi sparite, erano rimaste attaccate ai lati dei suoi occhi, ma con un gesto del braccio, Monou le asciugò. Aiutando Kamui ad entrare.
Rimasero dentro per una mezz'oretta buona in cui il dottore aveva disperatamente tentato di iniettare un antidolorifico ad un Kamui fermamente imputatosi... Ma alla fine il medico ebbe la meglio e quando uscirono, Fuuma si ritrovò con un giovane Shiro astampellato ed una fasciatura ingombrante e stretta alla caviglia. Fuuma ridacchiò appena, osservandolo. -Ti devo portare a casa, adesso?- Chiese, ripensando a quante storie avesse fatto Kamui per una misera punturina.

O lo portavano via, o trucidava il medico, a loro la scelta.
Gettò uno sguardo d'odio all'uomo uscendo mentre mormorava qualcosa a denti stretti - sicuramente erano imprecazioni - con le stampelle a sorreggerlo.
Alla domanda di Fuuma, lo fissò: portami dove ti pare ma se resto qui dentro altri due minuti io torno dentro e ti assicuro che nemmeno tutto il personale medico di questo stupido ospedale rimetterà in sesto quell'uomo., replicò gelido, avviandosi senza aggiungere altro all'uscita.