L'attico...

L'ingresso era praticamente accecante, tanto era illuminato...
Un lampadario immenso e maestoso calava dal soffitto...
Le scalinate sovrastate da un tappetto rosso... la ringhiera in oro...
Salite quelle piccole scalette, l'ascensore...
Ahm.. scusa... questo ascensore è un pò stretto...
Chiamato vi entrò... effettivamente già da soli, si si stava stretti...in due poi!
Cliccò il pulsante "6" e questo cominciò lentamente a salire...

Lo seguì, non senza essere sorpreso un po' da tutto, osservando quasi ogni angolo, incuriosito.
Lo seguì nell'ascensore e sì, effettivamente lo era, stretto.
Scosse appena la testa: non c'è problema, si figuri., rispose con cortesia, visto che dubitava l'avesse pianificato lui l'ascensore.
Lo sentì iniziare a salire, lo sguardo sulla porta.

Dammi del tu...
Disse...
I loro corpi erano a contatto...
era incantevole osservare la sua curiosità...
Alzò una mano, portandola sul viso del ragazzo...
Hai...una bocca molto bella... dei tratti molto particolari..sai?
I piani saliti erano appena due...

Sentì le sue parole, alzando lo sguardo su di lui: ci proverò., replicò, senza sbilanciarsi.
In fondo era una vita che lo chiamava, quando ne parlava, "Okobushi-sensei" e mai in altro modo.
Fu distratto prima dalla mano dell'altro, poi dalle parole.
Arrossì appena, un colorito lieve, forse non si notava - ma solo se era parecchio fortunato.
Lei... tu dici?, si corresse.

Si...Gli sfiorò il labbro inferiore...
Hai le labbra carnose... fai venire voglia d'assaggiarle...
Questo piace...quando si descrive un personaggio...
Sorrise.
Erano al quarto piano adesso.
La mano scese, verso il collo...
Anche il tuo collo...è sensuale... fine...
Fece finire la mano sulla giugulare...
Così... delineato...
Quinto piano...

Ora, di descrizioni di personaggi ne aveva sentite tante, anche perché con il lavoro di suo padre se ne era sorbite.
Ma in quel modo, si stava sentendo abbastanza a disagio.
Rettifichiamo: decisamente a disagio.
Adocchiò i piani con la coda dell'occhio, velocemente.
Cinque? Allora ne mancava uno.
Non disse una parola, conoscendosi avrebbe balbettato e preferiva evitarsi almeno quello, al momento.

Sorrise, per poi togliere repentinamente la mano.
L'ultimo piano passò inesorabilmente al silenzio.
Un silenzio devastante.
Scese dall'ascensore, arrivò alla propria porta e l'aprì con il passpartout...
Entra pure. Mettiti comodo.
L'appartamento era pulito, un ambiente delicato, con un aroma particolare...
Sulla sinistra un banco in noce, sopra di esso una lampada piccola dove evidentemente il ragazzo disegnava la notte, quando la luce era scarsa.
Fogli su fogli si ripetevano in sequenza, mostrando già abbozzi di nuovi lavori.
Arrivato alla cucina prese due tazze e vi versò dentro del te.
Lo poggiò sul tavolino di cristallo al centro del salotto.
Siedi pure.
Tornò per un attimo in cucina, prendendo un piccolo vassoio in argento con all'interno biscotti di ogni varietà e gusto.
Dal cioccolato, alla vaniglia.
Si sedette sulla poltrona di fianco il tavolino e sorrise...
Serviti, te ne prego...

Entrò, dietro di lui, osservando il posto. Senz'altro era ben tenuto e con un ottimo gusto per l'arredamento.
Quello che però lo colpì maggiormente, fu l'aroma: piacevole e che metteva a proprio agio.
Studiò con genuina curiosità il banco, la lampada, notando i fogli, senza però avvicinarsi e risultare indiscreto.
Si ridestò quando sentì le parole dell'altro, notando il thé: Arigatou gozaimasu., pronunciò, accomodandosi a sua volta, sentendo l'esortazione seguente.
Osservò i biscotti, scegliendone uno al cioccolato ed addentandolo.
Una volta ingoiato, optò per un sorso di thé.

Poggiò la tazza di thè sul tavolino e si mise comodo sulla poltrona osservando ogni gesto che l'altro compiva.
Era straordinariamente elegante e delicato...
era...
Perfetto...
Sussurrò...

Non colse le esatte parole, ma il sussurro in generale. Abbassò la tazza da cui stava sorseggiando il thé, osservandolo: cosa? Ho fatto qualcosa di strano?, chiese, osservandolo.

fece un sorriso ambiguo, per poi alzarsi e arrivare a quei fogli.
Ne prese un paio, mostrandoli al ragazzo...
Ti ci rivedi...?

Prese i fogli che l'altro gli mostrava e seppe che, se fosse stato in procinto di bere il thé, come minimo lo avrebbe sputato o si sarebbe strozzato.
Sembrava la sua fotocopia cartacea.
Lo fissò sorpreso: Ma... ma è..., incredulo, cercò di articolare la frase.
E' identico, sensei..., commentò infine, una curiosità infantile dipinta sul volto.

Si avvicinò alla schiena del ragazzo, cingendogli le spalle in un abbraccio...
Vedi...
Disse indicando uno dei fogli...
Questo ragazzo ti assomiglia molto, ma c'è qualcosa che non mi convince...
Sospirò...
Lui non ha anima... lui non da emozioni... mentre tu, anche con un solo sguardo, riesci a penetrare il cuore di chi ti sta affianco.
Gli sussurrava queste parole all'orecchio,come se fosse stata una cosa normale...
Si avvicinò maggiormente, facendo cozzare le teste..
Tu sei diverso...perchè con i tuoi occhi, incanti il mondo...

All'abbraccio, non fece nemmeno tanto caso, ancora rapito da quel disegno che aveva davanti. A quel non mi convince, lo osservò quasi cercando di trovare qualche tratto sbagliato, ma era un ottimo disegno.
A me non sembra..., commentò, sentendolo sospirare ed ascoltando il resto.
Arrossì a quelle parole, in palese imbarazzo: M-ma... non è che faccio davvero tutto questo, forse sembriamo diversi solo perché è un disegno abbozzato... e-e non finito., cercò di commentare limitando il balbettio.

No...
Prese il foglio fra le mani del ragazzo e lo strappò...
Quel disegno non ha anima. Per questo ho chiesto il tuo aiuto...
Senza di te... non riuscirò a portare a termine il mio ultimo lavoro.