Fiction scritta un po' di mesi fa XD questo è il primo capitolo, che non è proprio NC-17, ma nelle parti successive lo diventerà. Sto ancora scrivendo il secondo, non aspettatevi nulla per un po' di tempo -blocco creativo-...
Aprodisiac
Inghiottì l'aspirina senza nemmeno un sorso d'acqua. Aveva un fottutissimo mal di testa. Quanta birra si era bevuto la notte scorsa? Ricordava che la festa per la sua promozione -
ora era il Generale di Brigata
Roy Mustang, prego- era degenerata quando Hawkeye se n'era andata. Fullmetal aveva deciso di dimostrare ad Havoc che NO, non si sarebbe ubriacato dopo due bicchieri, e si era puntualmente infradiciato.
Unico problema, Breda da gran cazzone gli aveva messo un afrodisiaco nel boccale.
Sbronzo ed eccitato il piccoletto gli era caduto addosso, e cazzo, lui stesso era ubriaco e ritrovandosi in braccio un bel biondino con un'erezione evidente -
ed insolitamente affettuoso, visto come gli si era strusciato contro-, cosa poteva fare se non portarselo a letto?
Per il poco che ricordava era anche stato bello. Edward si era dimostrato un buon amante, e in mezzo alle natiche era così deliziosamente teso intorno a lui, e...
Sentì i pantaloni della divisa restringersi, e realizzò che l’ufficio non era il posto adatto per certi pensieri, anzi, nessun posto sarebbe stato adatto... Era stato piacevole, sì, ma non si sarebbe mai ripetuto, e Fullmetal probabilmente nemmeno se ne ricordava. Subito dopo essere venuto gli si era addormentato addosso, e Mustang ne aveva approfittato per rivestirlo e consegnarlo alle cure del fratello minore, che per fortuna non aveva partecipato alla festa.
Si sforzò di pensare al Maggiore Armstrong per qualche minuto –riusciva sempre a farsi passare l’eccitazione, in quel modo.
I suoi pensieri furono interrotti dalla porta che si aprì di scatto, rivelando la suola rossa di uno stivalone nero, seguita dalla gamba coperta di cuoio del suo possessore, e ovviamente dal resto del corpo.
Oh,
merda.
-
Lei!-
Era un incubo, era sicuramente un incubo. Fullmetal non ricordava, non avrebbe dovuto ricordare, se avesse ricordato l’avrebbe ucciso.
-
Lei, brutto bastardo, cosa cazzo mi ha fatto ieri notte?-
Si pizzicò la coscia senza farsi vedere. Non era un incubo.
-Pervertito, mi ha ubriacato e poi ha abusato di me, io la
uccido!-
Il piccoletto era rosso in viso, non sapeva se dalla rabbia o dall’imbarazzo. Anche ieri sera era rosso, rosso quando si era prodotto in risatine stile ‘ragazzina oca’ seduto in grembo a Roy, rosso quando si era aggrappato al suo collo mentre cercava di portarlo su per le scale e in camera, rosso quando sempre ridacchiando gli aveva slacciato la camicia...
-... mi ha violentato, Colonne- ops, mi scusi,
Generale di merda...-
Violentato? Non era proprio il termine giusto, aveva iniziato lui, dopotutto...
-... denunciarla, appena esco di qui io dico tutto alla...-
... e non si era lamentato nemmeno un po’,
anzi. Sorrise divertito.
-Non mi sembrava che ieri sera ti fosse dispiaciuto.-
-... in prigio– . . .-
Si era bloccato a metà del discorso di cui l’altro aveva seguito solo una minima parte, e ora lo fissava con occhi prima sorpresi, poi spaventati, e infine inorriditi.
Roy iniziava a divertirsi.
- M-MA CHE CAZZO STA DICENDO?- Adesso ne era sicuro, il piccoletto era rosso per l’imbarazzo.
-Sto dicendo che ieri hai fatto di tutto per incitarmi.-
-ERO UBRIACO!-
-Se è per questo lo ero anche io, ma non mi pento di averlo fatto.-
Ridacchiò e incrociò le dita guantate sotto al mento, mentre l’altro lo fissava con un’espressione a metà tra lo scioccato e il disgustato.
-E poi, non puoi mica denunciarmi. Sei maggiorenne, quello che fai da ubriaco non è affare della polizia...- Socchiuse leggermente gli occhi, pronto all’esplosione. –Anche se considerando
certe cose potrebbero ancora scambiarti per un bambino...-
-MI STA PER CASO CHIAMANDO ESSERINO MICROSCO...- Il piccoletto chiuse la bocca e diventò dell’esatto colore di una delle lampade tonde appese fuori dal ristorante Xingiano all’angolo, capendo il
vero senso della frase. Dopo qualche secondo di silenzio riprese a urlare ancora più forte. –MANIACO! IO LA UCCIDO!- Detto questo, se ne andò dalla stanza quasi di corsa.
Roy rise.
***
Quel bastardo di un Colonnello, no, Generale, come osava fargli quello e poi prendersi gioco di lui? Lasciò andare un urlo di frustrazione, spaventando alcuni soldati che passavano di lì. Non poteva nemmeno denunciarlo, dannazione, era maggiorenne ormai!
Non mi sembrava che ieri sera ti fosse dispiaciuto.Stupido bastardo! Era ubriaco, non capiva niente, e Breda era pure stato così cretino da mettergli qualcosa di strano nella birra! Era stato così eretto che gli faceva male, e finendo addosso al Generale la soluzione migliore era sembrata disfarsi del problema con Mustang!
Certo, adesso che era sobrio la cosa non gli sembrava poi così intelligente...
Aprì la porta della sua stanza di dormitorio e tirò un pugno al muro con il braccio destro, lasciandovi alcune crepe; poi chiuse l’uscio con forza, si gettò sul letto e premette la faccia contro il cuscino per calmare il rossore sulle guancie.
Una doccia.
Una doccia, sì, aveva bisogno di una doccia, per calmarsi e smettere di pensare a quel bastardo. Si alzò di nuovo, con un respiro profondo, e aprì la porta del bagno.
***
L’acqua calda gli scorreva lungo la pelle, i rivoli bollenti che lo aiutavano a rilassare i muscoli tesi, la mente che vagava libera tornando al poco che ricordava della sera prima. I ricordi erano ancora confusi, flash di pochi istanti di puro piacere. Il corpo del Generale sopra il suo, una lingua umida che scorreva sulla pelle sensibile alla giunzione di carne e acciaio, dita che lo toccavano come mai nessuno aveva fatto prima e un paio di occhi neri, annebbiati dal vino e dalla passione e di un colore così scuro...
La mano destra finì quasi inconsciamente tra le sue gambe, a stuzzicare la virilità appena risvegliata. L’acciaio freddo era estraneo, non apparteneva al suo corpo, e con un po’ di sforzo poteva immaginare che fosse di nuovo Roy, che le mattonelle della doccia premute contro la sua schiena fossero invece un petto muscoloso, che il calore dell’acqua fosse quello dell’altro.
La mano di carne tra i denti per reprimere i gemiti, gli occhi chiusi e il volto contratto in un’espressione d’estasi mentre in mente aveva lui e nient’altro. Tutto bianco per un istante, e poi si accasciò lentamente contro il muro, la testa reclinata all’indietro e il petto che si alzava e abbassava a ritmo col suo respiro affannoso.
-To be Continued-Edited by Lisody Mclight - 29/12/2007, 12:47
