Casa di Fuuma..., ...Non si assicura di tornare indietro sani e salvi.

-Già!- Rise Fuuma. E si sa che quando si parla del diavolo spuntano le corne... -Scusate il ritardo, ragazzi, ma Seishiro deve aver spostato i medicinali...- Fece, massaggiandosi ancora la testa, dove stava fissato con del cerotto scotch un impacco di ghiaccio.
-Credo che la cena sia pronta.- Disse ancora. -Spero ti piaccia Kamui,- Si rivolse al ragazzo sorridendogli pacato. -Era una specialità di mia moglie.- Prese il pentolone per i manici, posandolo sulla tavola, mentre i due ragazzi sedevano al tavolo.
Servì prima Kamui, poi Fuuma e poi ne verso un buon mestolo anche nel proprio piatto. In pochi attimi furono tutti comodamente seduti al tavolo della cucina. -Fondamentalmente è un normalissimo brodo di carne e verdura,- Spiegò Katsuo, mescolando il piatto dove galleggiavano pezzi di carota, cipolle e manzo. -Ma credo sarà di tuo gradimento, se non hai gusti particolari.- Ridacchiò appena.
Mangiò due bocconi, si pulì la bocca e poi si rivolse a Kamui... -Hai un anno in meno di Fuuma, vero?- Chiese, non aspettandosi una vera risposta. -Per caso sei in qualche club scolastico della scuola?- Domandò ancora... Altrimenti non si sarebbe spiegato perchè il figlio glie l'avesse portato a casa. Cioè... Doveva conoscerlo da un po', pensò tra se e se.
Fuuma, dal canto suo, si limitò ad alzare lo sguardo su Kamui, seguitando a bere il proprio brodo... -Fuuma ha un debole per i ragazzi dal fisico atletico, gli sportivi in particolare!- Ghignò il padre, mentre Fuuma diveniva di un impercettibile tonalitù più rosea. -Papà!- Esclamò, posando con violenza il cucchiaio, mentre quello rideva ancora.
Evidentemente erano soliti punzecchiarsi...

Troppe domande e risposte, ma si impegnò per farcela. Doveva riordinarsi il tutto mentalmente, ma ce la fece.
Dopo aver preso posto, annuì riguardo la cena, dopo averne assaggiato una cucchiaiata: Non ho gusti particolari, ed è molto buono, Monou-san., replicò, osservando l'uomo.
Strano, visto che era il padre di Fuuma, ma gli ispirava una tranquillità simile a quella di sua madre, quando sorrideva in quel modo pacato.
Si ritrovò a sorridere un po' anche lui, quasi contagiato. Sentì poi la domanda sullo sport, a cui rispose dopo una seconda cucchiaiata: Non ancora. Forse..., indugiò, uno sguardo veloce a Fuuma: forse mi iscriverò a quello di tiro con l'arco., concluse.
Si distrasse poi con una nuova cucchiaiata di brodo, quando sentì le parole di Katsuo e per poco non si strozzò.
Tossì un paio di volte, voltandosi lateralmente per non tossire sul tavolo.
A-Ah..., disse solo per far notare che aveva quantomento recepito l'informazione.

-Papà,- Fece Fuuma a denti stretti, avvicinandosi al suo orecchio con ben chiaro tono di minaccia. -Se continui così me lo fai scappare!- Proseguì, cercando di mantenere un tono basso.
-Ok, ok!- Fece l'uomo, seguitando a ridere sotto lo sguardo leggermente stizzito del figlio. -Comunque Seishiro ha detto che dopo viene a fare un salto...- Proseguì, prendendo un'altra cucchiaiata. Tornò ad osservare Kamui. -Mi fa piacere che sia di tuo gusto.- E sorrise.
In questo, lui e Fuuma erano davvero UGUALI; Katsuo Monou, quando sorrideva riusciva a trasmettere la stessa serenità del figlio... Ed era anch'egli un bell'uomo, dopotutto.
-Fuuma mi ha detto che hai un fratello gemello,- buttò lì. -Subaru, giusto?- E cercò conferma verso entrambi i ragazzi. -Sai, anch'io ho un fratello gemello...- E sorrise. E Fuuma si portò una mano al volto.
-Si chiama Kyogo.- Spiegò nuovamente, alzando un sopracciglio verso il figlio. Il quale distolse lo sguardo all'istante.

Appuntò, Fuuma cercò di usare un tono basso, peccato che se Kamui e Katsuo tacevano, nel silenzio era udibilissimo.
S'imbronciò: Guarda che non sono un cagnolino senza guinzaglio, che scappo., replicò a tono, senza essere però sgarbato, ma solo per rispetto a Katsuo.
Ascoltò poi il resto e, volente o nolente, a parlare del fratello, l'espressione fu il ritratto della gentilezza.
Sì, si chiama Subaru. Immagino gliene abbia parlato Fuuma., asserì semplicemente, sentendo poi del fratello dell'uomo e notando il gesto di Fuuma.
Lo osservò, più che altro fra il perplesso e lo spiazzato. Non sapeva se faceva bene a chiedere, però...
...va tutto bene?, chiese al terzino.
No! Non è che si stava preoccupando, eh?!

Fuuma per poco non si soffocò col brodo e col volto ancora violaceo per il tentato omicidio da parte dalla minestra esalò un flebile. -Sì, tutto a posto...- Katsuo alzò un sopracciglio.
-Fuuma si vergogna, quando parlo di suo zio.- Ridacchiò, bevendo un bicchier d'acqua. -Perchè dice che è troppo uguale a Seishiro.- Posò il bicchiere.
-Figurati che da piccolo aveva addirittura paura quando Kyogo ci veniva a trovare.- Scherzò. Fuuma divenne di una terribile tonalità rossastra. -Papà...- Mugolò.
-Ah!- Fece dopo un po' Katsuo. -Ti ho portato a casa le foto della partita e quelle che tu e Yuuto avete fatto per quel giornale...- Sospirò. -Anche se in alcuni scatti sembrì proprio un fotomodello pronografico!- E diede un colpetto alla nuca del figlio. -Ah, i giovani d'oggi... Vado a prendere le foto.- Disse, alzandosi da tavola.
E quando se ne fu andato, Fuuma tirò un sospiro di sollievo. Alzò gli occhi su Kamui. -Ti prego, non fuggire, normalmente non è così... Davvero.- Fece poco convincente.

Ascoltò il tutto, in silenzio, prima perplesso, poi sorpreso, poi... boh. Troppa roba per come era abituato.
Sentì poi le parole di Katsuo, prima che si allontanasse e infine, quelle di Fuuma.
Ebbene sì: non rise apertamente o ad alta voce, ma ridacchiò. E per Kamui Shiro era tanto davvero.
Scherzi? Figurati se scappo per una cosa simile. E poi tuo padre è simpatico, non vedo dove sia il problema., assicurò, assurdo dirlo, ma gentile, osservando Fuuma quasi per rassicurarlo che diceva sul serio.

-Lui, ecco,- Sospirò, posando la nuca sul tavolo. -Ogni tanto è così... Innoportuno.- E rise. -Però so che lo fa apposta!- Piagnucolò. -Si diverte a prendermi in giro!- Fece ancora.
Poi sorrise, riapoggiando la schiena alla sedia. -Però,- Osservò Kamui. -penso non lo cambierei per nulla al mondo...- E diede una breve occhiata al corridoio.
-Si dedica così tanto a me e Sei-chan... Ed è sempre pieno di lavoro, per di più.- Rimase per qualche istante assorto nei propri pensieri.
-Comunque prima parlava di questo.- E lanciò una rivista a Kamui.
Non ci voleva molto per individuare la natura del suddetto giornale... Per ragazzi. Per ragazzi come Fuuma e Yuuto... -Sai, quando si vince per due anni di fila nella prefettura si diventa famosi e si finisce su riviste che parlano anche di sport... Come questa.- E la sfogliò, trovando la pagina.
-Ecco...- Nella suddetta pagina stava una foto di Yuuto Kigai, con addosso una camicia davvero aderente e un paio di cortissimi shorts, seduto su di una poltrona di pelle. E steso ai piedi della citata poltrona si poteva notare Fuuma Monou, senza maglia, ma con un paio di strettissimi jeans e una colla che delineava la linea dei suoi addominali, la mano abbandonata sulla fronte che osservava la fotocamera da cui la foto era stata scattata. A lato stava il titolo dell'articolo: -Teitan. I due capitano più sexy di Tokyo li trovate solo qui.- E poi un breve spezzone a caratteri cubitali.
-Fuuma Monou e Yuuto Kigai, i due già noti capitani campioni della prefettura di Tokyo, giocano a baseball da 10 anni e solo questa volta hanno deciso di rilasciare un'intervista per il nostro giornale...- Lesse Fuuma, prima di porgerlo a Kamui.
-Per un'intervista su un giornale simile pagano anche bene.- Proseguì.

Lo fissò, ascoltandolo parlare del padre: E' una brava persona, e poi se non sono scappato da te non scappo nemmeno da lui. Siete identici., gli fece notare, per poi prendere al volo la rivista che gli aveva lanciato.
Era bastata un'occhiata alla copertina per scatenare una serie di reazioni e pensieri a catena.
Uno: ma con che razza di gente andava a scuola?
Due:...quella non era proprio una rivista di sport, dal suo personale e modesto punto di vista.
Ascoltò Fuuma leggere e lo sapeva senza bisogno di avere lo specchio davanti, che stava arrossendo, anche se magari era fortunato e il terzino non se ne accorgeva continuando a blaterare.
Posò la rivista sul tavolo, per il proprio bene, limitandosi poi ad annuire.
Mh., commentò, un po' risicato in effetti, ma insomma... c'erano problemi in corso nel suo cervello, al momento.
Senza contare che si sentiva abbastanza in imbarazzo senza saperne il motivo.

-Mh...- Lo imitò Fuuma. -Tu sei arrossito.- Ghignò, indicando Kamui, poggiando la testa sul tavolo, seguitando però a guardarlo.
Suo padre non dava segno di voler tornare al momento...
-Sono io che ti faccio quest'effetto, Kamuichan?- Sghignazzò, squadrando Kamui dall'alto al basso.
Era una sua impressione o il bel Shiro era davvero imabarazzato.
Ridacchiò. Quel gioco lo divertiva precchio...

Per la serie: quando ti fanno notare che stai arrossendo è matematico che tu arrossirai di più.
E sia mai che lui avesse la fortuna di fare eccezione, figurarsi.
Si voltò dall'altra parte nel tentativo di non rientrare nel campo visivo di Fuuma.
Non sono arrossito e se anche fosse non è per niente l'effetto che mi fai tu. Per niente., ripeté, nel tono una nota impacciata a mandare in fumo la sua apparente decisione.
Lo sentì ridacchiare: Vorrei sapere che ci trovi di tanto divertente..., borbottò, assumendo inconsapevolmente un leggero broncio.

-Tu.- Rispose semplicemente, sporgendosi dalla sedia, posando i gomiti sul tavolo e il mento dei palmi.
L'osservò con uno sguardo terribilmente languido e sensuale.
-Perchè sei davvero carino quando arrosisci.- E alzò le sopracciglia, abbozzando un sorriso.
Soffiò sulle sue labbra. -Mai, però, come quelle poche volte in cui sorridi.- Aggiunse, ancora una volta dannatamente vicino.
Di questi tempi Fuuma, pareva decisamente più intraprendente del solito...

Massì, vediamo fino a che punto arrossisce Kamui, no?
I-io non sono carino!, ribatté, notando lo sguardo e sì, non aveva esperienza, ma mica era scemo.
Distolse lo sguardo: E non mi guardare con quella faccia!, si lamentò, senza saperlo aveva assunto un'espressione che dire "tenera" era sminuire la cosa - sì, anche Kamui poteva avere espressioni simili a volte.
Si sentì soffiare sulle labbra e mantenne di proposito lo sguardo sul tavolo.
...io non sono carino., mormorò, imbronciato.

-Così invece lo sei ancora di più.- Pigolò Fuuma, seriamente divertito da quella situazione.
-Perchè devi ostinarti a negare l'evidenza?- Gli chiese, con la sua voce roca e così dannatamente suadente.
Si sporse nuovamente, prendendogli il viso tra le mani, baciandolo per la seconda volta in meno di due ore. E questa volta in un gesto più rozzo e molto più improvvisato, ma non per questo meno passionale di quanto Fuuma lo fosse di solito.
Ed era stato un contatto anche più profondo e lungo, poiché ad un certo punto Fuuma si ritrovò a chiedersi cosa fare...!?
Kamui sarebbe capitolato, sicuro. Sarebbe caduto ai suoi piedi presto o tardi... Ne era fermamente convinto.
Anche perchè il suddetto Monou baciava divinamente e bene o male, Kamui sarebbe stato costretto ad ammetterlo.
Vero era anche che sembrava proprio che in quella giornata Fuuma pensasse più con l'uccello che altro... Ma tutto sommato, poteba permetterselo dato il suo ammaliante charme, giusto?

Stava per rispondere che no, non era carino per nulla, quando di nuovo Monou lo aveva zittito baciandolo.
Ma per la miseria, cos'era, lo sport dell'anno dell'Istituto Teitan e nessuno l'aveva avvisato?!
A pensarci - malgrado al momento risultasse difficile - poteva evitarsi almeno di sembrare un muro, anziché una persona, almeno in quei casi.
Non ebbe scelta che fidarsi dell'istinto per rispondere al bacio, che tutto era tranne casto.
Anche se poi non dutò più di tanto, portando una mano a scostare Fuuma - e ovviamente abbassando lo sguardo.
Non ci prendere il vizio, che... diamine..., mormorò, il respiro leggermente velocizzato.

Fuuma sorrise. -Vedrò cosa posso fare,- Ghignò. -Ma alla lunga rischi di causare dipendenza, sai?- E fu in quel momento che Katsuo Monou tornò in cucina tutto trafelato, con in mano un cellulare e la cartella da lavoro nell'altra mano.
-Ah, Pochi,- fece, mentre carezzava il povero Shichan, che l'osserva non capendo. -Mi dispiace, ma mi hanno appena chiamato e devo subito correre al lavoro.- Vide di annodarsi la cravatta alla bell'e meglio. -Papà...- Fece appena, Fuuma, ma quando stette per dire qualcosa suo padre lo precedette.
-Scusami, Kamui,- Disse rivolto a Shiro. -vorrei fermarmi oltre, ma il lavoro mi chiama.- E mentre tentava di infilarsi una scarpa ed uscir di casa urlò ancora: -Sabato vedo di esserci per la partita, Seishiro dovrebbe arrivare a casa tra poco, ci vediamo dopo! E vai a letto ad un orario decente e mi raccomando...- L'osservò a lungo e Fuuma non seppe cosa 'leggere' in quel "mi raccomando...", ma quando fece per chiederlo, il padre era già uscito.
Fuuma rimase interdetto per qualche istante, dopodiché osservò il cane e poi Kamui. Sbuffò, un po' affranto. -Questo intendo, quando dico che è sempre pieno di lavoro.-
E si alzò da tavola, terminando di sparecchiare... -Spero solo che Seishiro torni a casa ad un orario quantomeno rispettabile, non voglio aspettarlo alzato tutta la notte.- Grugnì in disappunto.