Casa di Fuuma..., ...Non si assicura di tornare indietro sani e salvi.

Fu un po' restio nel sentirsi praticamente abbracciare, mentre udiva il bisbiglio.
Il rossore ancora presente: come non era un gioco?
Non lo faceva solo per farlo infuriare?
Dire che lo fissò spaesato, sminuirebbe la cosa: Eh? Ma... come non...?, domandò, lasciando in sospeso.
Kamui non lasciava mai trapelare qualcosa dalle espressioni, ma toglietegli le sue certezze e diventerà uno a cui si legge tutto in faccia.

Fuuma schiuse le labbra, ma non seppe cosa dire e quindi serrò di nuovo la bocca. L'osservò visibilmente accigliato... -Credevi stessi scherzando...?- E l'ultima parola parve quasi un sussurro impercettibile.
Aggrottò le sopracciglia e lo osservò a lungo... Era forse la prima volta che Fuuma Monou se ne stava zitto in simile circostanze.

E figurarsi se lui, che contatti umani ne aveva zero e relazioni interpersonali pure, non si metteva sulla difensiva.
Beh, ma cosa pretendevi? Che pensi, che... la gente mi baci ogni due per tre?, sbottò, imbarazzato.
Che poi tralasciamo che Kamui non aveva mai baciato e non lo era mai stato. Erano dettagli.
E poi di tanta gente che ti gira intorno... cioè... che ne so se..., si interruppe, visto che si stava inceppando da solo come un cretino.

-Bhe...- Fece Fuuma, osservandolo appena irritato. -Certo! Sì, pensavo avessi già baciato ben più di una persona in vita tua, considerando che... Che...- Si voltò dall'altra parte incrociando le braccia. Si portò una mano al volto. -Non so, pensavo che visto che sei un bel ragazzo avessi baciato altre persone...- Scosse la testa.
Sospirò rumorosamente. -Però,- fece dopo un po'. -Mi da fastidio che tu pensi che io baci le persone per scherzo, ecco!- Il lato fangirl di Fuuma si stava lentamente rivelando!
E fu così che, con lacrimucce agli occhi, si rintanò nell'angolo della camera a far cerchiolini per terra XD

Lo fissò allucinanto.
Ma non lamentarti, porca miseria hai dietro mezzo istituto, che vuoi che pensi?!, sbraitò.
E poi scusami tanto, ma le persone normali non fanno sorrisi sul tipo "se restiamo soli vedi che ti combino" quando conoscono la gente da due giorni, cosa che tu hai fatto! Mica potevo pensare che ti stessi facendo prete, cretino!, sbottò, la frase più lunga di Kamui, forse.
Il rossore lieve era rimasto.
E... non ho mica detto che vai con tutti., concluse.

-Ah!- Il lamento e il gesto che fece furono degni di una pantomima.
Si portò una mano al volto, sedendo sulle ginocchia, e con far sconsolato mormorò: -Ora mi crederanno la puttana della scuola... Sig...- Attese qualche secondo, dopodichè si rialzò scattante.
-Bhe, poco importa.- Fece riacquistando il solito charme. -Credo che papà sia arrivato a casa...- Fece, ancora aprendo la botola della camera, prendendo Kamui con delicatezza e portandolo giù dalle scale.
-Papiiiiii.- Chiamò poi, una volta in corridoio.

Alla questione puttana, gli diede uno schiaffetto alla base del collo, imbronciato.
Ma smettila di fare lo scemo., lo riprese, qualcosa di bonario nel tono.
Lo vide poi rialzarsi, sentendosi tirare giù per le scale.
Come "papi"?
Ma porc...
Fuuma, ma... non sarebbe il caso, visto che non sei da solo, che tornassi a casa?, buttò lì.
Sapeva di non essere uno socievole. E voleva evitarsela, la magra figura col padre di Fuuma.

-Ma figurati, papà è un tipo che più c'è gente a cena, più è contento... E poi voleva conoscerti.- E lasciò intendere che il suddeto Kamui Shiro fosse evidentemente argomento di discussione in casa Monou...
Aiutò Kamui a scendere le scale e fu allora che trovarono il suddeto padrone di casa, intento a posare pentole su fornelli.
Un uomo alto, dai capelli corvini tremendamente disordinati e ritti sulla nuca, occhiali da vista, una barba appena visibile e dei profondi occhi castani. -Pochi!- Ghignò il padre, salutando il figlio. -Lui dev'essere Kamui, no?- Chiese, seguitando a sistemare qualche padella. Si voltò verso il giovane Shiro.
-Scusami se rimango qui, ma sono decisamente impegnato con la cucina... Comunque piacere di conoscerti, Katsuo Monou, il padre di Fuuma.- Disse ancora mentre col braccio cercava di raggiungere una pentola evidentemente troppo infognata nella credenza.
-Papà, io starei attento.- Suggerì Fuuma. -Figura, figur... AHIO!- Troppo tardi. L'utensile da cucina era caduto rovinosamente sulla testa del Monou più grande!

Fu inqueitante sapere che si parlava di lui a casa Monou. Specie perché di sicuro era Fuuma a parlarne.
Sentì il modo in cui Katsuo chiamò Fuuma e se gli risparmiò una presa in giro fu un miracolo divino.
Alla presentazione dell'uomo, Kamui fece un inchino di un'educazione impensabile, se lo conoscevi.
Piacere, Monou-san. Sono Kamui Shiro., ripeté comunque anche se l'uomo lo conosceva.
Lo vide poi trafficare con la pentola, finché questa non gli cadde proprio sulla testa.
Quell'uomo... ricordava un po' Subaru, in cucina.
Gli si avvicinò, nemmeno fosse il suo di padre: Tutto a posto?, chiese, lo stesso riguardo che forse avrebbe avuto in figlio.
Praticamente al momento Kamui sembrava Dr. Jekyll e Mr. Hyde.

-Ah, sì...- Fece un po' scosso l'uomo. -Grazie, comunque.- Sospirò, ringraziando Kamui.
-Papà, dovresti stare più attento!- Proseguì Fuuma, riponendo la pentola caduta. -Ultimamente non sei molto reattivo...- Fece con fare leggermente preoccupato. -Forse lavori troppo.- Suggerì.
Katsuo lo prese sottobraccio. -Pochi, non devi preoccuparti del tuo vecchio!- Esclamò, scompigliandogli la testa. -Io sono di ferro, sennò non saresti venuto su così bene!- Scherzò, ridendo con voce roca.
-E ora se non vi dispiace andrei a prendere del ghiaccio,- Fece, voltandosi ancora verso Fuuma, tenendolo ancora sottobraccio e avvicinandosi al suo orecchio. -Ottima scelta, figliolo, comunque.- Bisbigliò, fuggendo prima che un Fuuma leggermente irritato gli scagliasse addosso una padella.
-Controlla il brodo, Pochi!- Urlò ancora il padre, sparendo oltre la porta del bagno.
Da qualcuno Fuuma doveva pru aver preso...

Osservò perplesso Fuuma che tirava una padella addosso a suo padre.
Cavolo, ma se un attimo prima era preoccupato per lui! Certo che era strano forte.
Osservò il padre praticamente fuggire, tornando su Fuuma, un sorrisetto divertito, in pieno sfottò: Fuu-chan, Pochi... ci credo che hai la mania dei nomignoli., lo prese palesemente in giro, guardando altrove come se avesse buttato lì la cosa, tanto per dire.

-E non prendere in giro i miei splendidi nomignoli!- Ridacchiò Fuuma, mescolando il brodo.
-Fuu-chan... Mi chiama così solo quell'ameba di Seishiro!- Gurgnì, aggiungendo del sale. -Pochi, invece, bhe,- Sospirò. -Anche la mamma mi chiamava così!- Sorrise. -Papà lo fa da sempre. Credo che sia perchè con la dentiera non riesce bene a pronunciare la "F".- Scherzò.
Ma il fatto che il padre portasse la dentiera, lasciò intendere che il padre di Fuuma aveva ben più di quei 35 anni che dimostrava...
-Sei allergico a qualcosa?- Chiese a Kamui, aggiungendo una manciata di spezie.

Ok, sulla questione Pochi aveva appena fatto una figura del cavolo.
Sospirò: Mia madre mi chiamava Kacchan. Papà continua anche adesso. Penso sia perché gli manca, quindi magari così è più facile., buttò lì.
Non era facile che lui parlasse di sé o di sua madre, ma vista l'uscita inadeguata sul Pochi quasi si era sentito in dovere.
Alla sua domanda, scosse la testa: No. Comunque Fuu-chan non è brutto., commentò.

-A me non piace però...- Fece Fuuma, lasciando che il brodo cuocesse.
-Per quanto sembri il contrario,- sospirò. -Seishiro è così freddo quando lo pronuncia...- Afferrò una sedia dal tavolo, lasciando che Kamui ci si sedesse.
-Da quando è morta la mamma non mi ha più chiamato Pochi.- Spiegò. -Credo sia un modo per esorcizzare il suo dolore.- Spiegò nuovamente.
E presto pensò che fosse ora di cambiar discorso.
-Dici che mio padre è caduto giù dalla tazza del water?- Chiese, constatando che Katsuo non ritornava dal bagno.

Ascoltò la risposta, sedendosi, lo sguardo che vagava per la cucina.
Lo capisco. Dopo che la mamma è scomparsa, io sono peggiorato. E già prima non ero un simpatico., ironizzò, riflettendo sul se stesso da bambino, che non era socievole, ma nemmeno odioso come ora.
Accettò il cambio di discorso senza dire nulla: Spero di no, sarebbe un problema., replicò, un'ironia bonaria.