L'attico...

Ci rimase un attimo, quando strappò il foglio. Non sussultò per puro miracolo.
Ascoltò in silenzio, annuendo appena: se posso essere d'aiuto... per me non ci sono problemi., replicò.
Alla fin fine, imbarazzo a parte, lui era suo fan, e amava i suoi lavori. E poi, nel farsi studiare per dei disegni, non c'era niente di male, no?

Sorrise frenetico rivolto al ragazzo...
Gli arrivò vicino, sedendosi affianco e alzandogli il viso con un solo gesto della mano, portandoselo vicino.
Gli studiò le labbra, leccandosi le proprie...
Fai venir fame...

Arrossì, stavolta vistosamente, sia per la frase, sia per la vicinanza. Più che altro, non se l'aspettava.
...f-fame?, chiese, senza capire. O meglio, forse aveva capito ma il cervello non connetteva.
Ingoiò a vuoto, fissandolo a tratti e facendo vagare lo sguardo sulla sala.

Perchè distogli lo sguardo da me...
Chiese sussurrando, mentre la mano adesso sfiorava il collo del ragazzo...
Sono troppo indiscreto?!

Sentì il sussurro, cogliendo poi la mano sul proprio collo. Scosse appena la testa.
N-no, non è indiscreto... è che..., indugiò.
Non la chiamava indiscrezione, ma nemmeno sapeva dargli un nome.
Credo sia anche la scarsa abitudine a sentirsi dire cose simili., riuscì ad articolare infine.

Dimmi una cosa...Disse guardandolo profondamente negli occhi...
Qual'è...la cosa che adesso maggiormente desideri...quella per cui il tuo cuore arde e le tue membra son scosse...
Cos'è...che ti fa svegliare di soprassalto la notte... che non ti fa dormire sonni tranquilli...
dimmi...qual'è, se c'è, quella cosa che ogni santo giorno investe i tuoi pensieri e non li lascia più... ogni attimo...ogni isante...
La mano passò al torace...
ogni...singolo...istante...

Ascoltò tutto quel discorso, che non riusciva a comprendere fino alla fine e che, per la verità, cominciò ad ascoltare con meno attenzione quando la mano passò al torace.
Ce l'aveva, una cosa del genere?
Lo osservò, nello sguardo solo ingenuità e confusione.
Non ho mai avuto... una cosa simile..., ammise.
Ed era sincero. A meno che non si parlasse del fatto che era "rassegnato" ad essere quel che si definisce una persona normale, o mediocre. Uno fra tanti.

Si morse un labbro.
Non andava bene così...
La mano passò al ventre.
Cosa vorresti fare ora...

"Scappare" valeva, come risposta?
Se valeva, lui comunque non la pensò, o meglio... non stava proprio pensando in quel momento, mentre notava con un'occhiata fugace la mano che scendeva.
Portò una mano su quella dell'altro: capire cosa mi sta davvero chiedendo, sensei, e non cosa le parole stanno dicendo..., rispose, forse enigmatico.
Fosse almeno riuscito a capirci qualcosa...

Voglio leggerti dentro.
Con l'altra mano gli portò il viso vicino al suo, le labbra molto, forse troppo, vicine...
Voglio leggere i tuoi occhi e la tua anima...
Voglio aprire quello scrigno di cui solo tu hai le chiavi.
Mostrami quello che sei in realtà.

Leggere lui? Chissà cosa c'era mai da leggere, in uno come lui.
Abbassò lo sguardo.
Sempre ammesso che lei riesca a trovare qualcosa, e che quello scrigno non sia completamente vuoto, rivelandosi una completa delusione., replicò.
Lui, in realtà, non era né più, né meno che quello che appariva. Almeno secondo lui.

Adesso basta!
Gli alzò il viso baciandolo delicatamente sulle labbra.
La mano sul ventre si liberò in fretta dall'altra, abbracciandogli la vita e spingendolo più sul divano, costringendolo a sdraiarsi.
Quel gesto poteva scaturire diverse reazioni, e qualsiasi esse sarebbero state, le avrebbe accettate...

Aveva spalancato gli occhi a quel bacio che non si aspettava - perché no, non ci aveva nemmeno pensato - sentendosi abbracciare e spingere verso il divano, ritrovandosi sdraiato.
Era decisamente confuso, nel pallone, anche se istintivamente aveva chiuso gli occhi quasi subito dopo lo stupore iniziale.
L'unica cosa che aveva fatto, era stata afferrare appena un lembo della manica dell'altro, niente di più.

Si staccò dal bacio guardandolo impenetrabilmente negli occhi...
parlami...
aveva sussurrato a pochi centimetri dalle labbra...
per favore, parlami...

Eh, parlami, la faceva facile lui!
Non... , si fermò: insomma, non poteva uscirsene con "non so cosa dire"!
Perché....? Cioè, intendo... perché il bacio?, chiese, osservandolo.
Beh, stava parlando, ed era meglio di niente, anche se da ogni punto di vista era una domanda da imbecille.